Sempre più spesso si sentono storie di vini che seguono il processo di affinamento sott’acqua.
Non sotto alla pioggia o in una vasca. Proprio negli abissi, in fondo al mare!
Varie cantine vinicole, ancora in numero limitato, stanno affidando all’acqua del mare il compito di conservare le proprie bottiglie di vino prima di venderle al consumatore.
Ma di cosa si tratta?
Tuffiamoci insieme, fra i pesci e la flora marina, e andiamolo a scoprire!
Si tratta di vere e proprie cantine sottomarine che sono collocate negli abissi dei nostri mari, fra gli scogli, in ex-relitti ritrovati e sui fondali.
In realtà non soltanto nei nostri mari: le cantine sommerse sono oramai presenti in molti paesi del mondo come la Grecia, la Spagna, la Francia, gli USA, il Cile e naturalmente nei mari del nostro Belpaese.
Questa pratica, che da alcuni anni è diventata abbastanza nota e mediatica, ha radici molto più profonde: infatti già gli antichi greci migliaia di anni fa utilizzavano l’acqua del mare per conservare le uve al fine di eliminare la pruina, il velo ceroso depositato sui chicchi.
Ma perchè queste cantine hanno deciso di affinare le proprie bottiglie sott’acqua?
Fra tutti i motivi, quello più interessante è senza dubbio legato alle condizioni climatiche e ambientali sottomarine.
Infatti la bassa temperatura costante, l’assenza di luce e una diversa pressione (rispetto a quanto accade sulla terraferma), sembrano incidere in maniera decisiva sul processo di affinamento di un vino, che sia rosso, bianco o spumante.
A quanto pare, anche il movimento ondoso rappresenta una condizione favorevole per l’affinamento di un vino.
Tuttavia, nonostante negli ultimi anni si stia diffondendo questo metodo, è corretto precisare che si è ancora in fase di “ricerca”.
Saranno il tempo e il palato a restituirci l’unico feedback che davvero ci interessa!
Cerchiamo di capire qualcosa in più su questi vini sottomarini o, come si chiamano in lingua internazionale, “underwater wines”:
Si tratta di vini rossi, vini bianchi e spumanti Metodo Classico (anche Champagne!), affinati sotto il livello del mare.
Le cantine possono trovarsi a 15 metri di profondità, ma anche a 20 o 60 metri, a seconda dell’idea dell’enologo.
Più si va in profondità e più la temperatura pare essere costante: altro fattore chiave, molto caro agli addetti ai lavori.
La condizione più incisiva e favorevole, che agevola la conservazione e l’affinamento delle bottiglie di vino sott’acqua, sembra essere la differenza di pressione con la terra.
Le cantine che in Italia si stanno approcciando a questo metodo sottomarino si trovano principalmente in Toscana, in Liguria, in Emilia Romagna e in Sardegna.
Per quanto riguarda la produzione dei vini di queste cantine sottomarine, sono state utilizzate le uve di vari vitigni.
Per i vini rossi, ad esempio, sono stati scelti il Ciliegiolo insieme ad altre uve o in altri casi il Sangiovese in purezza.
Fra i vitigni a bacca bianca, invece, figura più volte il Vermentino, probabilmente perchè molto presente in alcune delle regioni italiane citate.