Il Giro d’Italia è una delle più importanti competizioni del ciclismo mondiale.
Si tiene ogni anno a maggio ed ogni volta l’itinerario è diverso.
Per l’edizione 2023, ad esempio, i ciclisti dovranno percorrere 21 tappe, nel mese di maggio, toccando la maggior parte delle regioni italiane.
E proprio qui è nata la nostra idea!
Quest’anno abbiamo pensato di ripercorrere tutte le tappe del Giro d’Italia del ciclismo, che terminerà il 28 maggio con la tappa di Roma, creando un nostro speciale Giro.
Infatti abbiamo realizzato il “Giro del Vino” abbinando ad ognuna delle 21 tappe un vino rappresentativo della zona.
Come anticipato, abbiamo pensato di abbinare ad ognuna delle 21 tappe (del Giro d’Italia) una bottiglia che ben rappresenta il territorio.
Abbiamo rispettato il percorso reale del Giro d’Italia: ad esempio per la “Tappa 1 – Costa dei Trabocchi Tudor ITT Fossacesia Marina – Ortona” abbiamo selezionato la DOC del Montepulciano d’Abruzzo e, successivamente, un vino che rientrasse nella DOC appena citata.E abbiamo fatto così per ognuna delle 21 tappe del Giro fino alla tappa finale di Roma a cui è stato abbinato un meraviglioso blend rosso rientrante nella denominazione Roma DOC.
Prima di scoprire le singole bottiglie e la loro descrizione, ecco un recap del nostro Giro di DOCG, DOC e IGT italiane:
Tappa 1 – Montepulciano d’Abruzzo DOC
Tappa 2 – Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane DOCG
Tappa 3 – Aglianico Del Vulture DOC
Tappa 4 – Taurasi DOCG
Tappa 5 – Costa D’Amalfi DOC
Tappa 6 – Vesuvio DOC
Tappa 7 – Pentro DOC
Tappa 8 – Montefalco DOC
Tappa 9 – Romagna DOC
Tappa 10 – Colline Lucchesi DOC
Tappa 11 – Colli Di Luni DOC
Tappa 12 – Collina Torinese DOC
Tappa 13 – Valle D’Aosta DOC
Tappa 14 – Valli Ossolane DOC
Tappa 15 – Moscato di Scanzo DOCG
Tappa 16 – Riviera del Garda Classico DOC
Tappa 17 – Trento DOC
Tappa 18 – Valdobbiadene DOCG
Tappa 19 – Vigneti delle Dolomiti IGT
Tappa 20 – Ramandolo DOCG
Tappa 21 – Roma DOC.
Ora però scopriamo insieme le 21 bottiglie selezionate partendo proprio dalla tappa 1.
Iniziamo proprio da dove sono partiti gli atleti per il Giro 2023: dall’Abruzzo.
Prima tappa, primo vino del nostro speciale “Giro del Vino”.
Il primo vino selezionato è il Montepulciano d’Abruzzo DOC Riserva “Laus Vitae” della Cantina Citra.
Questo vino è prodotto con uve autoctone Montepulciano e prevede un affinamento di 24 mesi in botte grande e barrique più 6 mesi in bottiglia. Un vino dalle grandi capacità d’invecchiamento.
Dal colore rosso rubino intenso. Balzano subito al naso sentori fruttati maturi come confettura di mora e marasca, cacao e cuoio ma anche spezie decise come il pepe nero.
Un vino di grande struttura, dotato di morbidi tannini e di assoluta persistenza. Lo immaginiamo perfetto per abbinamenti a ragù di cinghiale e filetto al pepe verde.
Per la seconda tappa siamo sempre in Abruzzo, leggermente più a nord. I ciclisti si sono avvicinati a Teramo e anche noi!
Infatti troviamo in degustazione sempre Montepulciano d’Abruzzo, ma questa appartenente alla DOCG Colline Teramane.
Uve Montepulciano in purezza, provenienti esclusivamente dal comune di Controguerra. Un vino di recente produzione, si pensi che la prima annata imbottigliata è la 2017, ma che ha saputo subito farsi notare dagli addetti ai lavori.
Questo vino rosso rubino intenso, porta nel calice sentori di frutta matura e di spezie come tabacco e cuoio. Un vino dalla grande struttura dotata di un tannino vellutato. Perfetto per abbinamenti con carne di selvaggina arrosto.
Il Giro cambia regione e lo facciamo anche noi: infatti dall’Abruzzo passiamo subito in Basilicata.
Quindi non possiamo che pensare ad una grandissima bottiglia appartenente alla DOC Aglianico del Vulture.
Questo vino viene prodotto utilizzando esclusivamente uve Aglianico. Un vino prodotto in condizioni molto particolari, basti pensare alla natura vulcanica del suolo ed alle forti escursioni termiche presenti nella zona.
Ma passiamo alla degustazione del vino. Rosso rubino intenso, sono riconoscibili frutta rossa come la ciliegia, arricchito da note balsamiche e speziate.
Si fa sicuramente ricordare per una notevole persistenza ed un tannino deciso. Da provare in abbinamento a piatti di carne ma anche a formaggi molto stagionati.
Dalle uve Aglianico coltivate in Basilicata, passiamo a quelle campane. Per la tappa 4 del Giro “Venosa – Lago Laceno” abbiamo selezionato un super vino che nasce in provincia di Avellino, precisamente nella zona tra Montemarano e Mirabella Eclano.
Prodotto esclusivamente con uve Aglianico, questo vino subisce un periodo di affinamento di 24 mesi in barrique. È caratterizzato da un colore rosso rubino intenso.
Ci trasmette un bouquet molto importante, con sentori di ciliegia, viola e frutti di bosco, arricchiti da piacevoli note speziate.
Al palato risulta avvolgente ed elegante ed al tempo stesso una struttura corposa.
Perfetto per accompagnare arrosti di carni rosse, è consigliato anche in abbinamento a piatti a base di tartufo e formaggi stagionati.
Senza mai fermarci a degustare, proprio come il Giro d’Italia che viene svolto in 3 settimane, ci fiondiamo subito alla quinta tappa: i ciclisti sono arrivati a Salerno.
E per gli amanti del vino Salerno vuol dire anche Costiera Amalfitana: e in Costiera si brinda sempre con un Costa d’Amalfi DOC.
Questo vino bianco viene prodotto dall’azienda agricola biologica Raffaele Palma nel comune di Maiori.
Stretti e incredibili terrazzamenti situati su ripide coste a picco sul mare: questo è sicuramente un vino eroico!
Nel Puntacroce troveremo un blend di uve: Falanghina, Biancolella e Ginestra, con una piccola percentuale di Fenile, Ripolo e Pepella.
Un vino bianco che si distingue per una grande potenza evolutiva. Infatti questo vino affina per 4 o 5 anni in cantina prima dell’immissione sul mercato: 24 mesi in acciaio e 24/36 in bottiglia.
Dal colore giallo paglierino dorato, al naso è un vero e proprio contenitore di profumi: agrumi, pesca gialla matura, note floreali di ginestra e limone, note balsamiche di menta e di salvia e note iodate. Un vino che ti riempie la bocca: perfetto l’equilibrio tra sapidità e freschezza.
Da abbinare sicuramente ad antipasti e primi di mare.
Altra tappa, stessa regione, provincia diversa. Da Salerno passiamo a Napoli, nelle zone vesuviane e quindi Vesuvio DOC.
Questo vino, prodotto nell’areale vesuviano, da terreni di natura vulcanica situati a 250 metri di altezza, nasce dall’utilizzo in purezza di un vitigno a baca bianca autoctono e molto raro, il Caprettone.
Il Lacryma Christi Bianco “Munazei” si presenta con un colore giallo paglierino e leggeri riflessi verdognoli. Spiccano sentori di macchia mediterranea, impreziositi da tocchi marini e minerali.
Dal sorso decisamente rinfrescante, che evidenzia una sapidità equilibrata con i profumi già avvertiti al naso.
Terminate le nostre due tappe campane, passiamo alla settima tappa del Giro d’Italia: la “Capua – Gran Sasso d’Italia”.
Si passa per il Molise; allora noi degustiamo un Pentro DOC.
Prodotto quasi esclusivamente dall’azienda Campi Valerio, questo vino e questa DOC possono essere considerati delle vere e proprie rarità.
Un blend di Montepulciano e Tintilia: le uve provengono da vigneti con 40 anni di età e seguono un affinamento per 24 mesi in legno.
Dal colore rosso rubino intendo, all’olfatto ritroviamo elevata complessità e note di piccoli frutti rossi, balsamiche e note di caffè e legno. Caratterizzato da tannini importanti e strutturati.
Lo immaginiamo in abbinamento a piatti molto strutturati a base di carne, come ad esempio uno stracotto.
Neanche il tempo di innamorarci del Pentro DOC, che dobbiamo seguire l’ottava tappa del Giro e spostarci in Umbria.
Abbiamo trovato immediatamente il lato positivo: siamo nella terra del Montefalco DOC.
Questo Montefalco nasce da un’accurata selezione di Sangiovese, a cui si aggiunge una piccola percentuale del vitigno locale Sagrantino e di Merlot. Affinato per 12 mesi in barrique sia di rovere di Slavonia che di rovere francese.
Questo vino si presenta alla vista con un colore rosso rubino impenetrabile; al naso ritroviamo note fruttate e floreali, impreziosite da tocchi speziati derivanti dalla maturazione in legno.
Degustandolo notiamo l’ottimo corpo e l’importante trama tannica.
Nona tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena.
Siamo in Emilia-Romagna: il vino scelto appartiene però proprio alla alla Romagna, la parte di territorio situata ad est della regione.
Il Sangiovese in purezza “Avi” di San Patrignano rappresenta a pieno quello che è il terroir romagnolo. Il nome del vino “Avi” sta ad indicare sia le radici profonde che legano questo vino al territorio romagnolo ma anche una dedica al fondatore della cantina: “A Vincenzo”.
Questo vino affina per un periodo di 18 mesi in botti di rovere di Slavonia. Successivamente effettua una sosta in bottiglia di oltre un anno.
Dal colore rosso rubino intenso con riflessi tendenti al granato, l’ “Avi” ci riporta sentori come la mora matura, la prugna, viole, humus, chiodi di garofano e legno di cedro. Dotato di grande morbidezza e sapidità, il tutto arricchito da tannini vellutati.
Dalla Romagna, per questa tappa che ci conduce quasi alla metà del nostro Giro, raggiungiamo il territorio della provincia di Lucca, in Toscana.
Il vino scelto è un rosso toscano prodotto nella zona collinare a nord-est della città di Lucca. Il vino è un blend di Sangiovese, una piccola percentuale di Merlot, che dona una fruttata morbidezza e un tocco di Syrah, che conferisce una delicata speziatura.
Caratteristica, segno di alta qualità, è la selezione manuale delle uve. Il vino matura per 12 mesi per il 40% in cemento e per il 60% in barrique di rovere francese usate.
Si presenta di colore rosso rubino luminoso ed intenso. Ad emergere sono senza dubbio aromi di ciliegia, piccoli frutti a bacca scura, sentori ombrosi di sottobosco, sfumature di radice di liquirizia e spezie. Caratterizzato da grande freschezza e sapidità. Eccellente la persistenza.
Un passo più in su della Toscana, e siamo arrivati in Liguria per l’undicesima tappa del Giro d’Italia.
Per la degustazione ci siamo soffermati nella zona orientale della regione, quella di La Spezia: la denominazione è Colli di Luni.
Che si può aggiungere? Quasi nulla.
Il Vermentino Colli di Luni “Boboli” è un bianco dalla grande bevibilità e dall’elevata sapidità. Ottenuto da uve in purezza dell’omonimo vitigno, provenienti da una singola vigna piantata nel 1913.
In cantina avviene la fermentazione alcolica, svolta prevalentemente in acciaio e macerazione sulle bucce di 36 ore. Il periodo di affinamento dura 16 mesi ed avviene in contenitori d’acciaio.
Questo vino si presenta con un color giallo paglierino intenso. Al naso echeggiano i richiami alla scorza d’agrume, alle erbe spontanee e alla menta piperita, in un profilo che sa essere al contempo fresco e ricco di frutto.
Degustandolo ci rendiamo conto della grande eleganza di questo vino: morbido e che riempie il cavo orale, quasi a volerne bere subito un secondo calice.
Dopo aver fatto una sosta in Liguria, non potevamo che seguire gli atleti del Giro d’Italia e fermarci in Piemonte.
Per la degustazione è tutto molto semplice in questa magnifica regione vinicola: infatti quando si pensa al Piemonte, ci vengono subito in mente grandi vini rossi come Barolo, Barbaresco, Barbera.
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di fare un degustazione fuori dagli schemi: per la tappa del Piemonte abbiamo scelto un vino prodotto in quantità limitatissime.
Poco distante da Torino, nella cittadina di Andezeno, c’è l’Azienda Agricola Balbiano, produttrice del vino da noi degustato.
Il vino in degustazione è un vino dolce ottenuto in purezza dal vitigno Cari (o Pelaverga). Di colore rosso cerasuolo, esprime note di frutti di bosco e spezie dolci.
Da abbinare, senza dubbio, alla pasticceria secca ma anche a crostate.
Tappa 13: raggiungiamo le Alpi insieme ai ciclisti. E che vista amici!
Ci hanno proposto un vino. Dobbiamo degustarlo obbligatoriamente, le aspettative sono alte. Ah, siamo in Valle D’Aosta. E il vitigno è autoctono.
Questo vino negli anni Settanta ha rischiato l’estinzione. Proprio l’azienda produttrice, Les Cretes, nel 1993 è stata la prima a vinificare in purezza un Fumin, contribuendo in maniera decisiva al rilancio di questo vitigno valdostano a bacca nera.
Il Fumin di Les Cretes è un vino dal colore impenetrabile e da una buona longevità. Nasce sui bellissimi vigneti con forti pendenze, con un’esposizione a Nord/Ovest e Sud e a un’altitudine di 650 metri sul livello del mare, dove avvengono escursione termiche tra il giorno e la notte davvero importanti.
Inoltre, viene fatto affinare, per un anno, in piccole botti di legno francese.
Al naso questo Fumin ci regala note di sottobosco, accompagnate dalle spezie, dal cuoio e dai sentori vegetali. Un vino caldo e rotondo, capace di avvolgere la bocca.
Il Fumin di Les Cretes è uno di quei vini che vale la pena scoprire e degustare; un rosso valdostano importante, in grado di emozionare per la storia che può raccontare. Lo immaginiamo con piatti a base di carne, primi e secondi.
Dopo la piacevole scoperta del Fumin, ritorniamo in Piemonte, questa volta nella zona nord in provincia di Domodossola. Qui incontriamo sul nostro percorso le Cantine Garrone.
Il “Cà d’Maté”, vino prodotto da questa cantina, è uno dei vini di punta, un rosso caratterizzato dalla grande mineralità. Prodotto in una zona meno nota rispetto alle Langhe, ma la cui produzione certamente non è da meno. La cantina, una delle più antiche della zona, è stata fondata nel 1920 ed è possibile ritrovare vigne con cento anni di età, in parte pre-filosseriche.
Il vino da noi degustato è un blend di Nebbiolo, Croatina e Prunent. L’affinamento è svolto per un anno in botti di rovere, dove effettua anche la fermentazione malolattica.
Il vino “Ca d’Matè” si presenta nel calice con un rosso rubino luminoso. All’olfatto a farla da padrone sono sentori che ci riportano al fruttato (lamponi e fragoline): non mancano note balsamiche ed erbe alpine e speziato. Un vino avvolgente, dove le morbidezze si bilanciano alla perfezione con i tannini.
Per noi è una perfetta compagnia per un brasato di carne.
Quindicesima tappa del Giro: Seregno – Bergamo.
Approfittiamo di questa occasione per degustare una delle eccellenze del territorio. Ci apprestiamo a scoprire un grandissimo vino passito.
Il Moscato di Scanzo della cantina Biava è un capofila della sua tipologia. Vino ottenuto dall’omonima varietà autoctona bergamasca, stiamo parlando di un raro passito rosso, amato per il suo bouquet di aromi e che porta in dote una dolcezza unica.
Il passito Moscato di Scanzo della cantina Biava si presenta con un affascinante color rosso rubino cristallino. Ma come anticipato, a colpirci ancor di più è la varietà di profumi: frutta rossa e rosa appassita, spezie di cannella ed erbacei di salvia, con un finale di incenso e miele.
Al gusto non certamente è da meno: dotato di un’elegantissima morbidezza supportata da un’ottima freschezza, che ben va a bilanciarsi.
Per la sedicesima tappa abbiamo scelto di fermarci per il nostro solito pit stop degustazione sulle rive meridionali del Lago di Garda, zona nota per la produzione di vini leggeri, freschi e gentili.
Quale luogo migliore per degustare un rosato davvero sorprendente?
Prodotto da blend di uve Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera, vinificate in acciaio sui lieviti per circa 6 mesi ed un affinamento in bottiglia di circa 2 mesi.
Il Rosa dei Frati si presenta di colore rosa tenue, in grado di sorprendere per la sua autorevolezza e per la sua delicatezza al contempo decisa. Al naso, a farla da padrone, sono sentori di fiori di biancospino arricchiti da note di mela verde, mandorla bianca e ciliegia selvatica. Al palato ritroviamo grande freschezza e sapidità.
Perfetto per accompagnare affettati e salumi non grassi, fritture leggere di verdure, insalate capresi, primi piatti e risotti delicati. Ottimo anche con portate a base di carni bianche e pesce.
Il Giro è arrivato in Trentino Alto Adige. Giunti fin qui, è d’obbligo fermarci nella zona di Trento. Quasi inutile aggiungere ulteriori commenti.
Il “Graal” è un Trento Spumante Brut Riserva che rappresenta la punta della produzione di Altemasi. Un Trento DOC che riposa sui lieviti per ben sei anni.
“Graal” nasce dal blend di due vitigni internazionali: 70% di Chardonnay, 30% Pinot nero. Importante è certamente l’escursione termica fra il giorno e la notte che fa sì che gli acini possano accumulare profumi e proprietà organolettiche.
Questo Trento DOC si annuncia con un giallo dorato, attraversato da bollicine fini, dotate di ottima persistenza.
Il bouquet di profumi che avvolge il naso richiama note che vanno dalla frutta ai fiori e virano verso tocchi di pasticceria ed erbe aromatiche. All’assaggio è di ottima struttura, con un sorso vellutato e cremoso.
Diciottesima tappa del Giro d’Italia: restiamo sempre immersi fra le bollicine.
Tuttavia qualcosa cambia: da un Metodo Classico passiamo ad un Metodo Martinotti, spostandoci nella zona di Valdobbiadene, patria indiscussa del Prosecco.
Il Prosecco Superiore Brut ‘52’, un Metodo Charmat aggraziato e floreale, è prodotto al 100% da uve Glera coltivate a Valdobbiadene, tra i 160 e i 400 metri di altitudine.
I grappoli vengono sottoposti a soffice pressatura, con successiva fermentazione alcolica svolta in vasche di acciaio inox. La rifermentazione viene effettuata in autoclave secondo il Metodo Martinotti, a una temperatura bassa mirata a preservare i profumi e la freschezza del vino finito.
Alla vista, questo vino rivela una colorazione giallo verdolino con bollicine fini e persistenti. All’olfatto ritornano sentori di agrumi, frutta a polpa bianca, fiori bianchi primaverili e mandorla fresca.
Al palato è delicato, cremoso e leggero, di notevole freschezza.
Ci stiamo avvicinando alla fine del nostro Giro d’Italia del Vino: la tappa 19 prevede l’itinerario “Longarone – Tre Cime di Lavaredo”.
Proprio per questo motivo una sosta ad Avio, sede di Tenuta San Leonardo, davvero non poteva mancare.
Il Carmenère viene prodotto con le omonime uve, che provengono da alcune delle vigne più antiche della Tenuta, tra i 150 e i 200 metri sopra il livello del mare.
Questo vino, dopo la raccolta ad ottobre, viene fermentato in vasche di cemento e successivamente riposa dai 18 ai 24 mesi in barrique di primo, secondo e terzo passaggio. A conclusione del percorso, viene affinato in bottiglia per almeno 3 anni prima di venire immesso sul mercato.
Dal colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso risaltano profumi vegetali che ricordano peperone verde, sentori fruttati di more, fragolina di bosco e note balsamiche.
Un vino di estrema morbidezza ed eleganza con una persistenza importante. Certamente uno di quei vini da tenere li in cantina e bere dopo alcuni anni.
Da abbinare a piatti a base di carne strutturati.
Per la ventesima tappa, penultima del nostro Giro, ci siamo spostati in Friuli Venezia Giulia, a Nimis in provincia di Udine.
In questa dolce sosta, non abbiamo che potuto addolcirci il palato con un vino passito autoctono.
Il Ramandolo Vendemmia Tardiva di Dario Coos è prodotto da uve in purezza di Verduzzo Giallo intaccate in vigna dalla muffa nobile “Botrytis Cinerea”, che risultano quindi con un elevato livello zuccherino e di pieno di profumi. Gli acini appassiti vengono pressati sofficemente, e il mosto ottenuto fermenta in barrique di secondo e di terzo passaggio.
L’affinamento si svolge nelle stesse barrique utilizzate in precedenza ed ha una durata di un anno.
Di colore giallo ambrato luminoso, al naso prevalgono sentori fruttati seguiti sul finale da un sentore di incenso. Degustandolo avvertiamo una piacevole avvolgenza, combinata ad una notevole freschezza.
Siamo giunti alla fine del nostro Giro del Vino italiano!
Ma prima di salutarci, via con l’ultima tappa.
Si passa per la Capitale!
La denominazione laziale più recente, Roma DOC, si sta facendo rapidamente valere.
Il vino scelto (per questa tappa) nasce da un blend di Montepulciano, Cesanese e Syrah, da uve coltivate nei vigneti posizionati in vari comuni nell’areale della DOC Roma.
Vino di un rosso rubino intenso ed impenetrabile, con sentori fruttati in particolare di ciliegie sotto spirito, note balsamiche di macchia mediterranea e note speziate di vaniglia.
Prevista anche una produzione limitata, affinata per lungo tempo in barrique nuove. In bocca notiamo un tannino delicato ma presente, una morbidezza caratterizzante ed una lunga persistenza.
Da abbinare, senza dubbio, a primi piatti con ragù di selvaggina, carni rosse alla brace, formaggi di media stagionatura e ai piatti della cucina tradizionale romana a base di sugo di pomodoro.
E così è finito il nostro bellissimo ed interessantissimo Giro del Vino italiano.
Noi ci siamo divertiti moltissimo a provare e selezionare questi 21 grandi vini: grazie per averci seguito lungo queste 21 tappe!