No non si tratta di un off topic!
Il termine “infinocchiare” c’entra con il vino. Anzi, deve tutto il suo significato proprio alla nostra amata bevanda.
Non sappiamo se si tratta di una leggenda o di una verità: ad ogni modo abbiamo ritenuto opportuno farti conoscere la curiosa storiella legata a questo ortaggio.
Andiamo a scoprire insieme perché avrai più volte sentito la frase: “non farti infinocchiare, eh!”.
Partiamo proprio dal significato di questa parola.
Che significa infinocchiare? Questa voce verbale, entrata oramai nell’uso corrente e soprattutto nel parlato comune, possiede un significato specifico: vuol dire raggirare, ingannare, imbrogliare.
Come già anticipato il motivo per cui il finocchio viene accostato all’imbroglio ha un qualcosa di metaforico e non particolarmente lineare: in questo intreccio entra in scena proprio il vino.
Come è riconosciuto, il finocchio, scientificamente conosciuto come Foeniculum vulgare, possiede parecchie proprietà nutrizionali ed organolettiche.
Ad esempio proprietà antiossidanti, proprietà che aiutano a digerire oltre e, non ultime, depurative.
Inoltre il finocchio ha un sapore tipico e molto riconoscibile, dovuto anche alla presenza dell’anetolo a cui deve buona parte del suo aroma: un mix di sapore fresco e dolce che rilascia una sensazione di pulito in bocca dopo averne assaggiato un po’.
Non si sa se ciò che stiamo per raccontarvi ha origini romane o fiorentine: in ogni caso questa storia dovrebbe essere ambientata nel Medioevo.
Pare che in epoche passate gli osti sfruttassero a loro vantaggio le caratteristiche del finocchio proprio per “infinocchiare” i clienti di passaggio.
Questi osti così poco onesti, per mascherare il sapore e l’odore di alcuni lotti di vino scadente o deteriorato, servivano come antipasto del finocchio crudo o una pietanza a base di finocchio.
In tal modo l’ortaggio poteva coprire anche il sapore del peggior vino, ingannando il palato del cliente. O meglio, infinocchiandolo per bene.