Questo approfondimento è dedicato a tre chicche campane che abbiamo degustato in occasione della trentunesima edizione del Merano WineFestival.
Abbiamo trascorso un paio di ore, davvero interessanti, nello spazio della kermesse meranese dedicato alla Regione Campania e denominato “Casa Campania“.
Avevamo un’idea chiara: assaggiare vini che non avevamo mai provato prima.
Motivo che ci ha fatto affidare completamente alla competenza dei sommelier di sala. Alla richiesta “stupiteci con delle chicche di bianco campano“, hanno scatenato tutta la loro conoscenza: infatti ci hanno deliziato con una degustazione di vini splendidi. Oltre 10.
Tuttavia ci eravamo imposti un limite di 3 vini a cui dedicare questo approfondimento.
Ammettiamo che è stata dura, ma alla fine siamo davvero soddisfatti della selezione delle nostre 3 chicche di vino bianco campano.
Ne parliamo nei prossimi paragrafi.
Prima di descrivere i 3 vini che abbiamo scelto, è d’obbligo descrivere quello che abbiamo osservato al Merano WineFestival all’interno dello spazio “Casa Campania“: uno spazio vivo, dinamico, pieno di cibo, tradizione ed esperienza.
Bello da vedere, ancora di più da vivere: i 5 consorzi del vino campano hanno unito le forze e si sono presentati insieme per promuovere la biodiversità del vino campano, con oltre 200 etichette in esposizione e degustazione, fra le più illustri tipologie e denominazioni della Campania. Un’idea che noi di Grapee abbiamo apprezzato particolarmente.
Non è semplice infatti trovare in un unico posto tutte le eccellenze vinicole della Campania, con la possibilità di degustarle apprezzando il supporto tecnico e lo storytelling dei sommelier presenti in sala.
Un grande elogio al vino e al cibo campano.
Ma torniamo al motivo principale di questo approfondimento.
Ecco le 3 chicche che ci hanno stupito e che abbiamo deciso di raccontare.
Iniziamo con un vino che nasce dalla lavorazione delle uve di un vitigno con qualcosa di davvero speciale. Premettiamo che ci ha letteralmente incantato: ma a questo ci arriveremo dopo.
Innanzitutto: cos’è il Catalanesca?
Si tratta di un vitigno importato dalla Catalogna (da qui deriva il nome stesso) dal re Alfonso I d’Aragona, circa nel 1450, che decise di impiantarla sulle pendici del Monte Somma.
Dietro a questo dato storico, si nasconde una leggenda d’amore: infatti pare che dietro la scelta del re di importare una barbatella di Catalanesca dalla Spagna ci fosse l’intento di stupire una bellissima donna che risiedeva, neanche a farlo apposta, nei pressi del Monte Somma.
In effetti un magnifico dono d’amore.
Torniamo alla vita reale e alle nostre amate degustazioni. Il vino prodotto con le uve del Catalanesca al 100% che ci ha letteralmente stupito è il “Katà” prodotto da Cantine Olivella.
Questo vino bianco, rientrante nella denominazione Catalanesca del Monte Somma IGP, si presenta di un color giallo paglierino e mostra sia all’olfatto che al gusto tutta la propria eleganza: probabilmente anche grazie ai tanti sapori, sia fruttati che floreali, che porta con sé.
Passiamo al secondo vino di questa speciale rassegna campana. Abbiamo richiesto apertamente di continuare con il “mood stupore” e di farci assaporare qualcosa di davvero unico.
Siamo stati assolutamente accontentati! Abbiamo provato, per la prima volta, un vino prodotto con le uve del Coda di Pecora.
Probabilmente il nome di questo vitigno non ti dirà nulla. Ci può stare: stiamo parlando di una rarità!
In effetti è utile precisare che, ad oggi, esiste un unico produttore in Italia che produce un vino con le uve del vitigno Coda di Pecora in purezza: si tratta dell’Azienda Agricola Il Verro.
Il vino che abbiamo provato, a base di Coda di Pecora, prodotto da questa azienda casertana si chiama “Sheep“, che traducendo dall’inglese all’italiano vuol dire appunto “pecora”.
Il nome, di questo vitigno autoctono campano, precisamente casertano, deriva dalla forma del grappolo che ricorda la coda di una pecora.
Ci è bastato sorseggiare un calice nello spazio campano del Merano WineFestival per innamorarci di questo vino e della sua storia.
Le note di frutta e floreali regalano a questo calice una personalità notevole, oltre che la capacità di far desiderare immediatamente la degustazione di un secondo calice.
Chiudiamo la nostra mini selezione con questo vino che nasce in un territorio montuoso della Costiera Amalfitana. Precisamente a Tramonti.
Proprio per questo motivo, l’abbiamo denominato “blend di mare e monti”: infatti le uve che contribuiscono alla produzione di questa fantastica chicca vinicola nascono e crescono su vigneti che vanno dai 300 ai 600 m sul livello del mare.
In altezza sì, ma sempre con uno sguardo rivolto sulle meraviglie della Costiera Amalfitana.
Il terzo vino che abbiamo inserito fra le nostre “chicche di bianco” preferite è il “Per Eva” di Tenuta San Francesco. azienda vinicola di Tramonti.
Si tratta di un vino bianco che rientra nella denominazione Costa d’Amalfi DOC ed è prodotto con le uve di tre vitigni tipici della Costiera Amalfitana: Ginestra, Falanghina e Pepella.
Questo vino, dal colore giallo paglierino con delicati riflessi verdolini, porta in dote eleganti note agrumate, fruttate (frutta bianca) e floreali.
In bocca è sapido e fresco. Parliamo di un vino di grande complessità che può accompagnare perfettamente, ad esempio, piatti di mare tipici della Costiera.
Insomma, un vino che ben identifica il proprio territorio di origine.
Con questo terzo vino chiudiamo questo approfondimento sui vini bianchi campani degustati al Merano WineFestival.
La Campania è una regione piena di prelibatezze vinicole: un territorio con una varietà incredibile di uve e di vini, tutti da degustare. Noi di Grapee, come sempre, riteniamo che sia di fondamentale importanza tutelare e far conoscere le eccellenze delle Regioni italiane.
Se hai dei suggerimenti, o se hai voglia di segnalarci una “chicca” vinicola della tua Regione, puoi inviarci una mail a info@grapee.it.
Saremo felici di risponderti appena possibile!