In occasione del Paestum Wine Fest abbiamo partecipato ad una Masterclass dedicata ai Vini Estremi della Campania.
Ma cosa si intende per vini estremi? Quali sono?
Cos’è la viticoltura eroica e quali sono le sue peculiarità?
Se vuoi finalmente dare una risposta a tutti questi dubbi allora sei nel posto giusto.
Partiamo dall’aggettivo “estremi”.
Tendenzialmente quando si parla di vini estremi ci si riferisce a vini rari. Oppure a vini prodotti con uve coltivate in maniera speciale o, per utilizzare un termine caro al mondo vinicolo, eroica.
Spesso è difficile riuscire a bere una bottiglia di vino estremo proprio a causa della difficoltà di produzione delle stesse: questo fattore comporta, come principale conseguenza, una produzione che si aggira solitamente intorno al migliaio o poche migliaia di bottiglie (per etichetta).
Eroici sono anche i vitigni e i vigneti che concorrono alla produzione di queste bottiglie rare: spesso le coltivazioni sono collocate in posti irraggiungibili ai più, su isole in mezzo al mare, in altissima montagna o addirittura su inclinazioni tali da rendere la coltivazione e la raccolta, se non impossibili, particolarmente complesse.
Eroici sono anche i produttori che, nonostante ciò, non si sono tirati indietro, dando vita a vini incredibili.
Abbiamo raccolto 4 punti chiave che, secondo noi, un vino deve rispettare per essere considerato estremo:
Prima di entrare nel merito di ognuno, ecco la lista completa dei vini estremi in degustazione durante la Masterclass a cui abbiamo partecipato in occasione del Paestum Wine Fest 2023:
Inutile dire che è stata un’esperienza di altissimo rilievo e che la porteremo sempre nel cuore.
Ora ti spiegheremo il perché entrando nel merito di ognuno.
Durante la Masterclass abbiamo degustato questi meravigliosi vini con la guida professionale di Antonella Amodio e di Daniele Cernilli.
I vini sono in ordine di degustazione (da 1 a 9).
Il primo vino in degustazione era il Capri Bianco di Scala Fenicia del 2019 appartenente alla Capri DOC.
È un vino bianco proveniente dall’Isola di Capri prodotto con le uve dei seguenti vitigni: Greco, Falanghina e Biancolella.
Giallo paglierino. Al naso si presentava con evidenti note di frutta gialla fresca come la mela.
Sorso elegante e sapido. Lo abbiamo subito immaginato su una spiaggia a Capri gustando un’impepata di cozze.
Che aggiungere?
Il secondo calice era il Morrone Terre del Volturno IGT (annata 2018) di Cantine Alois, prodotto con le uve del Pallagrello Bianco, vitigno a bacca bianca originario delle terre casertane.
All’esame visivo si presentava con un colore giallo paglierino luminoso mentre al naso erano molto percettibili note tipicamente mediterranee come quelle della salvia e degli aghi di pino.
Poi sempre al naso ginestra e agrumi. Un sorso molto campano.
Terzo calice, seconda isola.
Questa volta siamo sulla vicina Ischia a degustare l’Ischia DOC Biancolella di Mazzella, annata 2021.
Un vino vulcanico ed esplosivo al gusto. Giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso: note floreali con sfumature di banana.
In bocca secco e aromatico, con una spinta sapidità.
Un sorso pieno di identità e personalità: insomma, un calice che difficilmente dimenticheremo.
L’Erminia Fiano di Avellino DOCG di Di Meo è un progetto particolarmente ambizioso che si propone di sperimentare le potenzialità di invecchiamento del vitigno a bacca bianca simbolo del territorio irpino: proprio il Fiano.
Non a caso è stato possibile degustare una bottiglia del 2004. Nel bicchiere si presentava di un colore giallo dorato brillante.
Il bouquet è ampio e caratteristico: una lieve coltre fumé, tipica del vitigno, faceva da sfondo a profumi che emergevano lentamente come ad esempio le note di fiori gialli, toni di resina, melassa e cera d’api.
In bocca equilibrio tra freschezza e sapidità. Morbido, persistente, con una buona componente alcolica.
Vino di struttura e di personalità assoluta.
Dopo 4 bianchi passiamo al primo rosso in degustazione.
Siamo nella meravigliosa Penisola Sorrentina, precisamente a Vico Equense.
L’Abbazia di Crapolla di Vico Equense è una cantina eroica. Ed anche il suo vino più rinomato lo è: il Nireo Campania Rosso IGP a base di Pinot Nero.
Date le poche bottiglie prodotte (circa 2.000), il Nireo è difficile da reperire e quindi da degustare.
In degustazione c’era la 2019. Si presentava nel calice con un colore rosso rubino trasparente e brillante, un sorso fresco, verticale e nel contempo rotondo.
Effluvi iodati e accordi di frutta rossa e fiori, come violetti e rose, richiamavano subito un secondo calice. Un vino armonico dalle delicate sfumature.
Sesto calice, secondo rosso in degustazione.
Ci spostiamo nel territorio dei Campi Flegrei, precisamente a Monte di Procida, per degustare “Vigna del Padre” Riserva 2017 della DOP Campi Flegrei. Il produttore è Cantine del Mare.
Piedirosso in purezza. Stiamo parlando di un vino prodotto con uve di vigne centenarie a piede franco. Circa 1300 bottiglie prodotte. Difficile da reperibile è dir poco.
Al calice si mostra con un color rosso rubino splendente. Al naso fruttato di ciliegia, succo di mora, fico rosso, arancia amara, ricordi di rosa purpurea, tracce di incenso e fumo di erbe aromatiche, con sensazioni in continua evoluzione.
Beh, un’esperienza da fare.
Settimo calice. È Iss Campania Rosso IGT 2016 di Tenuta San Francesco.
Siamo in Costiera Amalfitana a Tramonti nel cuore della Costa D’Amalfi dove le uve di Tintore trovano storicamente la propria massima espressione.
Infatti È Iss è un vino prodotto con uve Tintore in purezza, selezionate a mano da ceppi ultrasecolari e pre-fillossera del territorio di Tramonti.
Prodotto in numero limitato, è testimone incredibile del territorio costiero campano e della sua cultura vinicola.
Si è distinto in degustazione per l’eleganza e la freschezza. Profumi di sottobosco, cenere, grafite e mora si alternavano nel calice.
Il sorso sapido e vibrante. I tannini eleganti e vellutati. Senza dubbio stiamo parlando di un vino votato all’invecchiamento.
Ultimo rosso in degustazione. Il Taurasi DOCG 2011 di Michele Perillo.
Per l’ultimo dei vini rossi in degustazione siamo nuovamente in provincia di Avellino.
Perillo è una piccola azienda vitivinicola operante su cinque ettari in Castelfranci e Montemarano. Qui nasce il suo Taurasi Riserva DOCG, espressione della cultura vinicola del luogo e del vitigno a bacca nera più rappresentativo del territorio, l’Aglianico.
Bouquet ampio con note di ciliegia, timo, porpora e frutti di bosco. In bocca è avvolgente ed elegante, caratterizzato da spiccate sensazioni di prugna, ciliegia amara, confettura di fragole e pepe nero.
Ultimo vino di questa indimenticabile degustazione. Unica bollicina.
Cripto è il metodo classico della cantina I Borboni, appartenente alla denominazione Aversa Asprinio DOP.
Asprinio 100%, Cripto è un vino spumante Millesimato Extra Brut, rifermentato 15 metri sottoterra in grotte in tufo, al di sotto della secolare casa oggi cantina della famiglia.
Al naso intense fragranze di frutta, agrume e fiore; il gusto è secco, deciso ed equilibrato.
E con la bollicina a base di Asprinio è finita la nostra degustazione dei Vini Estremi Campani.
Un’esperienza davvero interessante che porteremo sempre con noi nel nostro bagaglio culturale vinicolo: perché, come spesso diciamo, il vino è di tutti e per comprendere tutte le sue sfaccettature bisogna sperimentare, provare nuovi prodotti ed accogliere le nuove idee.
Grazie a tutti i produttori di vini estremi che, con una grande dose di coraggio, ci danno la possibilità di intraprendere avventure gustative come questa appena descritta: massima espressione culturale dei rispettivi territori d’origine.